Criticata l’illuminazione nella chiesa di Tauriano, esalta "solo" gli affreschi del Cinquecento
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SPILIMBERGO - È uno degli edifici sacri più ricchi di opere d'arte: la chiesa di San Nicolò a Tauriano
da alcune settimane può contare su un nuovo impianto di illuminazione,
che consente di valorizzare il grande patrimonio di affreschi che
risalgono ai primi anni del Cinquecento. Una scelta che è stata
fortemente voluta dalla comunità locale, molto legata all'antica
costruzione, simbolo del paese stesso. E a sottolineare l'importanza
dell'intervento, alla cerimonia inaugurale è intervenuto anche il
vescovo emerito di Concordia-Pordenone Ovidio Poletto, che ha raccolto
l'invito del parroco monsignor Giancarlo Peggio. |
I nuovi fari sono stati
collocati in alto lungo tutta la linea di base delle capriate, in modo
da dare una buona luminosità alla navata; ma sono stati inseriti alcuni
faretti anche a pavimento, che proiettano la luce verso l'alto. Questa
operazione è stata effettuata nelle due edicole che stanno davanti
all'abside: si tratta di due strutture che non hanno riscontri nella
zona, come due chiesette in miniatura, dipinte all'interno. L'impianto
risponde però anche a un altro criterio, perché è stato realizzato
secondo metodi innovativi, che consentono di abbattere del 50% il
consumo di energia elettrica rispetto al precedente impianto.
Non sono
mancate critiche, raccolte anche dal sito internet dedicato al paese.
Infatti , se le luci sono state messe in modo da evidenziare i dipinti
del Rinascimento, però di fatto oscurano altre opere: in particolare i
tondi con figure di santi, che corrono sulla fascia alta del tempio,
sopra il punto dove si trovano i nuovi fari. Probabilmente le opere sono
state considerate secondarie, ma sono pur sempre firmate da Umberto
Martina, artista originario proprio di Tauriano.
Ma un'altra scelta è sotto discussione. L'impianto è stato studiato per
valorizzare il patrimonio artistico, ma non è molto pratico per l'uso
liturgico: così è illuminato il vecchio altare del Settecento, ma non
altrettanto quello moderno, dove il parroco celebra la messa.
Claudio Romanzin--art.sul sito web de "Il Gazzettino "
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