Le foto di Giovanni De Giorgi donate al CRAF
Al Craf la collezione del Fondo Giovanni De Giorgi
Si tratta di migliaia di positivi e negativi databili dal 1922 al 1992 che saranno oggetto di studio e ricerca
Si tratta di migliaia di positivi e negativi databili dal 1922 al 1992 che saranno oggetto di studio e ricerca
15 novembre 2022
L’archivio del Craf di Spilimbergo si espande ancora.
Dopo le ultime acquisizioni dei fondi Segale e Borghesan, arriva al
deposito climatizzato di Palazzo Tadea anche il fondo Giovanni De
Giorgi. Grazie alla donazione delle figlie Regina e Paola, assieme alla
moglie Rina Zavagno, il Centro spilimberghese recupera così un altro
pilastro della storia della fotografia friulana.
Migliaia di
positivi e negativi saranno presto oggetto di studio e ricerca al
Craf che li conserverà per le future generazioni, a testimonianza della
storia locale dal 1922 al 1992. “Siamo onorati per questo nuovo lascito –
affermano il presidente Davide De Lucia e il direttore Alvise Rampini –
che valorizzeremo attraverso le attività di restauro, digitalizzazione e
catalogazione con l’intero staff”.
Giovanni De Giorgi ha iniziato
a fotografare a 14 anni, nel 1935 si reca in Marocco a Casablanca dove
si dedica all’apprendimento della professione sino alla maggiore età,
quando decide di rientrare a Tauriano. Successivamente, durante la
Seconda Guerra Mondiale, viene fatto prigioniero di guerra in Tunisia e
gran parte delle sue lastre si disperde.
Rilasciato
nel 1946, riprende il filo della sua inestinguibile passione per la
fotografia: “Ogni giorno si recava a Udine in bicicletta – ricordano le
figlie – lavorava come apprendista nella bottega di Tino da Udine e di
Carlo Pignat”. Per un periodo si è successivamente trasferito a Pieve di
Cadore, poi nel 1955 ha aperto lo studio a Spilimbergo: “Con la sua
Hasselblad inizia a fotografare soprattutto matrimoni, eventi familiari,
foto di classe – spiegano – e si specializza soprattutto nella
realizzazione e ritocco delle fototessere”. Durante i 70 anni di
incessante attività, documenta anche il terremoto, le feste degli
emigranti, cerimonie religiose, le celebri feste del Cinema Miotto, la
costruzione del bocciodromo: “Oltre agli incarichi commerciali, si
dedicava alla fotografia sportiva – raccontano – amava gli spettacoli
della natura e la luce. Non cercava mai riconoscimenti pubblici ma
credeva nell’evidenza del suo lavoro e impegno”.
Il Craf è ora
custode di questo immenso scrigno di memoria e si farà carico della sua
conservazione: “Grazie alla famiglia per questo generoso gesto –
concludono De Lucia e Rampini – potremo lavorare sulla storia di
Spilimbergo e non solo, con documenti di grande rilevanza storica”.
Fonte www.ilfriuli.it