Arrivederci Moru - lettera aperta

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Arrivederci Moru - lettera aperta

Tauriano - Il Paese, la Storia, le News e la sua gente
Pubblicato in Persone · Lunedì 05 Gen 2009
IL MORU
Parlare di lui è quasi superfluo.

Chi non conosce il “MORU”? per anni io stessa ho creduto fosse il suo vero nome. Finché non notai l’attestato dei donatori di sangue appeso in corridoio col suo nome: Adriano.
Emigrante, gran lavoratore, forte, artista fenomenale con le sue opere in rame, ottone, ferro battuti sapientemente e pazientemente, fino a forgiare opere uniche che regolarmente donava senza chiedere niente. Ordinatissimo e preciso nella sua quotidianità, gentile, sempre col sorriso, sempre con un saluto a tutti, disponibile, paziente e curante della famiglia, anche quella lontana della sorella e dei suoi nipoti tanto cari, ma specialmente gli ultimi anni nei confronti della mamma quasi centenaria, ma nello stesso tempo molto riservato per quello che riguardava lui, la sua salute. Lui stava sempre bene.

La sua casa, il suo cortile, il suo orto ordinato e curato, la sua passione per mantenere viva la nostra storia contadina con i suoi molteplici pezzi d’antiquariato agricoli e non e quella “stanzetta delle meraviglie” zeppa di gingilli  raccolti in tanti anni.  Pezzi (mi auguro andranno al posto giusto) che lui teneva periodicamente curati e puliti per mantenerli integri nel tempo.
IL Moro aveva una sua routine nelle faccende quotidiane quasi ossessiva;ogni giorno il suo programma: a quell’ora la sveglia, la cura e la colazione alla Gigia, il fuoco da accendere, poi il giornale e il caffè da Mario.
Il pollaio da seguire e da pulire al venerdì, magari una “volata” in bici fino a Spilimbergo per le medicine o a fare la spesa, dal dottore ogni 15 gg., l’uscita dopo cena per una partita a carte, o d’estate per sedersi sul pileo e salutare i passanti.

Una vita normalissima senza eccessi, con qualche  ritrovo ogni tanto peruna cena con gli amici fino a qualche anno fa, fino a che anche il suo caro amico Luciano  ci ha lasciati e ho notato che anche in lui è mancato qualcosa di importante.
Grazie però a quella sua routine quotidiana le persone che gli erano piùvicine si sono accorte che quel lunedì qualcosa non andava: gli scuri (“balcons”) ancora chiusi al pomeriggio, il fuoco spento, il telefono senza risposta, niente giornale, niente caffè.

IMPOSSIBILE!

In molte famiglie del nostro paese c’è stato un lutto, ma lui era sempredavanti alla Chiesa ad aspettare per accompagnare all’interno i nostri cari. Sempre.
Il Moro ci ha preceduti in un luogo dove non c’è orologio, precisione, ordine, giornale o caffè, ma qui in terra a noi mancherà molto il nostro“gigante buono” .

Arrivederci Moru.
                                                                                                                     Polverigiani.Maria.Cristina


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